La nostra intervista ad Andrea Ferri, presidente di Bimbingamba, prosegue con questa seconda parte nella quale approfondisce alcuni temi legati al nostro progetto e alla sua evoluzione.
Tra i tanti piccoli pazienti presi in cura da Bimbingamba, c’è una storia che più di tutte l’ha colpita nel corso di questi anni?
«Se devo parlare di una storia simbolo mi viene in mente uno dei primi casi. Un bambino che non è stato preso in cura direttamente da Bimbingamba, ma la cui vicenda ha ispirato profondamente il nostro progetto. È la storia del bosniaco Aladin, che negli anni ’90 venne colpito da una granata nel corso della guerra che devastò i Balcani e subì l’amputazione di una gamba. Aveva meno di cinque anni quando arrivò a Budrio, dove gli fu data una protesi e grazie a una lunga ma eccezionale fase di riabilitazione tornò a camminare. La sua vicenda ebbe grande risalto a livello mediatico, divenne l’amputato più famoso d’Europa e ancora adesso vive in Italia».
Il progetto Bimbingamba è nato proprio per aiutare ragazzi come Aladin. Vale a dire minori che per cause naturali o incidenti hanno bisogno di una o più protesi a un arto ma non possono essere assistiti dal sistema sanitario del proprio paese. In questi 16 anni quanti piccoli pazienti avete preso in cura?
«Oltre 100. Ma non è tanto questo il numero impressionante, quanto quello delle protesi realizzate. Non ho il dato preciso, ma siamo a circa 400 protesi costruite e donate ai nostri bambini. La forza del progetto, infatti, è proprio quella di accompagnare i piccoli in tutta la fase della loro crescita. Sarebbe troppo semplice dar loro una prima protesi e poi salutarli. Bimbingamba li accoglie e adatta anno dopo anno la protesi a seconda dello sviluppo del giovane paziente, finché questo non diventa maggiorenne».